domenica 15 gennaio 2012

DO'S and DON' TS in ITALY

Ciascuno di questi argomenti è stato sviluppato in maniera diversa, per esempio intervistando i nonni, custodi memori delle nostre tradizioni ed abitudini che ci identificano come nazione; facendo ricerche in internet; svolgendo attività laboratoriali trasversali al curricolo.

Each of these topics has been developed in different ways, for example by interviewing grandparents, mindful guardians of our traditions and habits which identify us as a country, doing internet researches, carrying out workshop activities across the curriculum.



DO'S

1. LASCIARE LA TAVOLA APPARECCHIATA IL 1 NOVEMBRE . 
La tradizione vuole che la notte dei morti, le campane suonassero a martello e si lasciasse la tavola apparecchiata, questo era un modo per ricordare e riavvicinarsi alle anime dei familiari mancati.

Leave the table set the 2nd of November
According to tradition the 2nd of November, the bells sounded all the night and we left the dinner table set, this was a way to remember the souls of dead relatives.
 








2. MANGIARE LENTICCHIE con il cotechino la notte di San Silvestro il 31 dicembre.
EAT SAUSAGE and LENTILS the New year’s Eve brings good luck, wealth and prosperity.



    
3.  TRADIZIONI del 1 GENNAIO    NEW YEAR'S DO'S

BACIARSI SOTTO IL VISCHIO , simbolo di amore e fortuna, famoso il bacio di mezzanotte a Venezia !
INDOSSARE QUALCOSA DI ROSSO, simbolo di allegria e felicità, O DI NUOVO IL PRIMO DELL’ANNO.
BUTTARE GIU’ DALLA FINESTRA QUALCOSA DI VECCHIO IL PRIMO GIORNO DELL’ANNO.
I TUFFI DI CAPODANNO , tradizione curiosa, famoso il tuffo nel Tevere a Roma !
 
Kissing under the mistletoe on the New Year’s Eve.
Wear something new or red the New Year's Eve.
Throw out the window … something old on the first day of the year.
The New Year's diving ... the most famous the one into the Tevere river in Rome.

              



4. APPENDERE LA CALZA ALLA BEFANA, CHE PORTA DOLCI O CARBONE (6 GENNAIO ) AI BAMBINI.

The night before the Epiphany children are hanging stockings by the fireplace and the Befana, a friendly witch, fills them with gifts and sweets.




5. PARTECIPARE IL 6 GENNAIO AL ‘PANEVIN’, IL FALO’ DELL’EPIFANIA, O PIGNARUL, DOVE SI MANGIA LA PINZA E SI BEVE IL VIN BRULE’.

Participate the 6th of January to the Panevìn eat the Pinza and drink hot mulled-wine.

In Friuli-Venezia-Giulia (our Region) the evening of 5 and 6 January great fires ignite for a long time; they are locally called with different names: Panevìn (bread and wine) on the south of the region, Pignarùl (perhaps because it has the shape of a pine-cone, in Italian called “pigna”) on the north.
The construction, the structure, the composition of the pyre, its lighting, its interpretation in relation to the yearly harvest, make part of precise rituals that reach back in bygone times …

The flame symbolizes the hope and the strength to burn the old one (it is not by chance that it burns an "old woman " settled on top of the pyre) and the direction of the sparks is observed for future premonitions: if they are directed toward west there will be good luck in the months to come, if they are directed toward east it will be time to go and look for better times.

While the bonfire “Pan e vin” burns, people, assembled around it, repeat “bread and wine” with a loud voice, invoking a good crop in the year that will come.

Besides, people eat “pinza” and, as it is very cold, they drink some hot “vin brulè” – mulled wine.



 DONT' S



1.LA PRIMA PERSONA CHE TI FA GLI AUGURI IL PRIMO DELL’ ANNO, NON
 DEVE ESSERE UNA DONNA.

 The first person that wish you ‘Happy New Year’, should not be a woman.








2. IL VENERDI' SANTO NON SI SUONANO LE CAMPANE.

                                 On Holy Friday bells don't ring. 



                                   3. NON SI FA CADERE IL SALE!
                                                           Don’t spill salt!


4. NON SI REGALANO CRISANTEMI AD UN AMMALATO.

                          Don’t give chrysanthemum to someone sick.



5.NON ROMPERE GLI SPECCHI... è risaputo che rompere uno specchio porta sette anni di guai …
Don’t break mirrors … it means seven years of troubles !

This comenius task gave us the opportunity to share a kinder philosophy workshop based on the mirror seen trough myth and tales (from L Carroll, Grimm and Andersen to the Greek Myth Narciso and the famous philosopher Socrate debating ) as a source to re-flect

Questa lezione è un esempio di KINDER Philosophy, attività interdisciplinare di lingua italiana, arte, laboratorio di filosofia svolto nella classe 4b.

Lo specchio nel mito e nella fiaba un invito a … ri-flettere
Attivita’ di lingua italiana, arte, laboratorio di filosofia con i bambini
E' risaputo che rompere uno specchio porta sette anni di guai. Questa credenza risale ai tempi in cui si pensava che la nostra immagine riflessa fosse una rappresentazione della nostra anima. Danneggiare il riflesso significava danneggiare l'anima. Se ci capitasse di rompere uno specchio ci sono alcuni rimedi che possono ripristinare la sorte della nostra anima rovinata. Noi possiamo prendere i pezzi rotti e lavarli in un fiume che scorre verso sud. In questo modo si lava via la malasorte. Oppure possiamo portarli vicino al cuore così da neutralizzare la potenza demoniaca. E' sufficiente portare i pezzi rotti fuori dalla casa senza mai fissarli. Nelle leggende i vampiri non possono vedere il loro riflesso nello specchio perché non possiedono anima. Inoltre gli specchi in una camera da letto dovrebbero essere coperti prima di ritirarsi a dormire, così l'anima non sarà catturata dallo specchio. Infine in una casa dove è appena deceduto qualcuno gli specchi dovrebbero essere coperti così da non ostacolare il viaggio dell'anima in Paradiso. Furono gli antichi Romani a decidere che uno specchio rotto avrebbe causato sette anni di guai[ esisteva infatti all’epoca una credenza secondo cui la vita si rinnoverebbe ogni sette anni. Poiché uno specchio rotto significava che la salute era stata spezzata, si concluse che sarebbero stati necessari sette anni prima di tornare sani come prima. Inoltre lo specchio era un oggetto molto prezioso, pertanto la sua rottura avrebbe comportato una grande spesa per poterlo sostituire. Durante la Repubblica Veneziana si era stabilito una punizione in denaro per chi a carico lo rompeva, in quanto il prezioso strato argenteo doveva venir recuperato ad opera delle fonderie.

E’ una superstizione ma….


Lo specchio in Alice attraverso lo specchio di L. Carroll
E’ un mezzo di passaggio attraverso il quale Alice scopre un mondo straordinario diverso da quello reale.

Lo specchio nella Regina delle Nevi di Andersen
Simbolo di un potere malvagio, freddo, senza sentimenti.

Lo specchio in Biancaneve dei frat.lli Grimm
Attraverso lo specchio la regina non vede il suo riflesso, ma interroga un essere capace di vedere tutto ciò che accade nel regno e di dire la verità anche se sgradita a chi la ascolta.

Lo specchio nel mito greco di Narciso
E’ l’acqua in cui Narciso, capace solo di amare se stesso, specchiandosi, cade e trova la morte.

Lo specchio da sempre è simbolo di:
Conoscenza di sé

Vedersi allo specchio è conoscersi?

e dell’altro….

Anche noi possediamo degli specchi: i nostri occhi (Simone)

leggiamo quel che ci dice un famoso filosofo:
Socrate Ecco: indaghiamo quale oggetto v’è che a guardarlo possiamo vedere lui e noi stessi. 
Alcibiade È chiaro Socrate, gli specchi e oggetti simili. 
Soc. Esatto. Non c’è forse anche nell’occhio con il quale vediamo qualcosa dello stesso genere ? 
Alc. Certo. 
Soc. Hai osservato poi che a guardare qualcuno negli occhi si scorge il volto nell’occhio di chi sta di faccia, come in uno specchio che noi chiamiamo pupilla, perché è quasi un’immagine di colui che la guarda? 
Alc. È vero. 
Soc. Dunque se un occhio guarda un altro occhio e fissa la parte migliore dell’occhio, con la quale anche vede, vedrà se stesso. 
Alc. Evidentemente.
Soc. Ma se l’occhio guarda un’altra parte del corpo umano o degli oggetti, ad eccezione di quella che ha simile natura, non vedrà se stesso.
 

Alc. È vero. 
Soc. Se allora un occhio vuol vedere se stesso, bisogna che fissi un occhio, e quella parte di questo in cui si trova la sua virtù visiva; e non è questa la vista? 
Alc. Sì. 
Soc. Ora, caro Alcibiade, anche l’anima se vuole conoscere se stessa, dovrà fissare un’altra anima, e soprattutto quel tratto di questa in cui si trova la virtù dell’anima…







 







 



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